Non avremmo mai immaginato di entrare in guerra nel 2020! Chi ha vissuto una guerra conosce il dolore dei lutti, delle sopraffazioni, delle privazioni, e anche se non lo capiva, ha avuto di fronte a sè un uomo, un nemico, che con le sue armi e le sue irrazionalità tentava di uccidere altri uomini. Quante atrocità ci sono state e ci sono (perché tante sono ancora le guerre presenti al mondo, tante le armi che uccidono non solo nemici ma bambini, donne, anziani, civili…).
Ma nel 2020 una guerra che ha colpito il mondo, la vera terza guerra mondiale, si è presentata invisibile, senza armi, aerei che bombardano, navi che cannoneggiano, senza carri armati per le strade. Questa guerra, chiamata Pandemia COVID-19 e meglio conosciuta come coronavirus, è entrata in ogni nazione, invisibile in un primo momento (i virus non si vedono ad occhio nudo) ma visibile in poche settimane per il risultato di morti, di malati, di medici ed infermieri impiegati a combatterla.
È iniziata così una lunga chiusura in casa, con controlli per strada da parte della polizia e dei militari, per scongiurare un contagio più diffuso. Si è riusciti ad arginare l’ondata del contagio, anche se non sono mancate persone incoscienti che hanno trasgredito convinti che il virus fosse finto o facile da vincere. L’Italia ha pagato un tributo enorme, su circa 250.000 casi confermati, i morti sono stati circa 35.000. In larga parte anziani, quegli stessi che noi dovremmo proteggere ma che abbiamo contagiato nelle RSA. Ma un’altra categoria ha pagato un tributo assai grande: quella dei medici e degli infermieri. A maggio 2020 sono morti ben 163 medici e 40 infermieri. Verso questi all’inizio della pandemia c’era una grande attenzione e tutti li chiamavano eroi ma a distanza di 3 mesi tutti si sono dimenticati di loro. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo avuto alcuni amici portati via dal coronavirus, e siamo rimasti veramente scossi di quanto è successo.
Abbiamo chiuso le nostre sedi, come da ordinanza (i famosi DPCM e della Regione Lazio), fermato le nostre attività, mandato il personale a casa, risposto alle centinaia di persone che non si erano rese conto della gravità della situazione e reclamavano le lezioni pattuite se non il rimborso di quanto non usufruito. I nostri corsi sono stati visti da alcuni come dei frigoriferi non funzionanti, per i quali applichiamo il diritto di recesso, restituendoli!
Allora abbiamo lanciato una sottoscrizione per mantenere un minimo di struttura (le bollette come è noto non sono state né rimandate né soppresse) nella speranza di iniziare prima possibile. Abbiamo raccolto alla data odierna 5.280 euro donanti da 106 persone (57 soci e 49 non soci)! Ci sono serviti a mettere a punto la nostra piattaforma per i corsi online, a lanciare UNIEDA TV (il canale youtube che ha già all’attivo oltre 4.000 ore di visualizzazione su circa 150 lezioni gratuite. Grazie a queste persone. Grazie di cuore.
Questo nuovo anno (il 2020-21), reduci da questa guerra incredibile, che ci ha reso tutti più sospettosi e soprattutto più poveri, sia in senso economico sia psicologico (solitudine, paura dell’altro, attacchi di panico, ecc.), abbiamo imparato a svolgere i corsi oltre che nell’aula, all’aperto, on line, in modalità mista, itineranti. Una sfida che non deve essere perduta perché potrebbe essere letale per l’Upter e per le persone stesse.
Siamo consapevoli che perderemo molte persone quest’anno, che non si iscriveranno perché non troveranno posto nelle poche è naturale che sia dopo una guerra. Ma abbiamo la speranza di operare una ricostruzione e tutti insieme risorgeremo. Tuttavia, ci sarà una guerra ulteriore, economica, sociale, di conclamata diffidenza verso gli altri. Non dobbiamo scoraggiarci, ce la faremo anche stavolta. Per superarla dobbiamo restare, però, uniti, rinsaldare le nostre amicizie, non importa con quale mezzo. Solo se uniti riusciremo a superare quel che ci è successo. Prepariamoci ad aiutare chi ha bisogno, ad accogliere chi resterà per strada, a chi è spaventato, a chi ha perso un congiunto. Non dimentichiamo altresì il valore della cultura, perché solo con essa potremmo capire cosa è successo e qual è la strada per le nuove praterie che cavalcheremo assieme.